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Full text of "Il proscritto di Messina : melodramma serio"

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0O(p$9 


J3L  flOStìllff© 

DI  MESSINA 

MELODRAMMA  SERIO 
DI  F.  R. 

DA  RAPPRESENTARSI 

NEL 

TEATRO  CARLO  FELICE 

Cto amova/e  c/e$f  zelin  o  S<$zjj. 


GENOVA 

Piazza  Nuova  N»°  43. 


MUSIC  LIBRARY 
ONC-CHAPEL  HILL 


ARGOMENTO, 


n  giovane  siciliano ,  per  nome  Eufemio  ,  o  come 
altri  vogliono,  Eutirnio  9  amava  ardentemente  la  fi- 
glia di  Teodoto ,  Governatore  della  Sicilia,  ed  era 
con  pari  ardore  riamato.  Ostacolo  a  questo  amore  frap» 
ponevasi  la  disparità  del  grado  $  talché  per  superarlo 
Eufemio  cercava  ogni  <via  di  segnalarsi  negli  eser- 
citi,  e  di  cattivarsi  V  animo  de'  suoi  concittadini. 
Ma  così  generosa  ambizione  fu  presa  in  mala  parte 
da  Teodoto ,  il  quale  sospettando  che  il  giovane  vo~ 
lesse  supplantarlo  nel  Governo   della  Sicilia  ,  non* 
solo  sdegnollo  per  genero ,  ma  lo  bandì  dalV  Isola, 
Selene  ,   così  chiamavasi  la  figlia  di  Teodoto  ,  lari* 
già   qualche  anno ,  ricusando  ogni  partito   che  il 
padre  le  offriva  ;  e  ritiratasi  in  un   chiostro  ,  quivi 
faceva  disegno  di  consagrarsi  al  cielo  :   se  non  che 
Eufemio,  passato  in  Africa,   e  persuasi  i  Saraceni 
alla  conquista  di  Sicilia  ,  rapì  Selene  ,  e  assoggettò 
ai  Musulmani  la  maggior  parte  dell'  Isola,  In  que- 
sto fatto,  raccontato  in  mille  guise  dalle  barbare  cro- 
nache di  que'  tempi  ,  e  specialmente  dal  Cedreno  e 
dall'  Anonimo  Salernitano ,   è  fondato  il  presente 
Melodramma.  L'epoca  e  dell'  8i5  circa,  regnando 
in  Bisanzio  V  Imperatore  Michele  IL 


PERSONAGGI 


TEODOTO  ESARCA  in  Sicilia , 

Signor  Cesare  Badiali. 
SELENE  di  lui  figlia, 

Signora  Marianna  Lewis» 

EUFEMIO  conduttore  dei  Saraceni ,  sotto  il  nome  di 
Assan  ,  amante  di  Selene , 

Signora  Rosa  Mariani. 

ALAMIR  giovane  Saraceno  amico  di  Eufemio  , 

Signor  Pietro  Gentili. 

LTJ CERIO  Senatore  di  Catania  , 
Signor  Antonio  Crippa* 

NICETO  Uffiziale  Siciliano  , 
Signor  Francesco  Micci. 

Cori  e  Comparse.  Senatori  di  Catania.  Guerrieri  Sici- 
liani ,  Guerrieri  Saraceni ,  Emiri ,  Solitarj  dell'  Etna  ' 
Popolo  d?  ambi  i  sessi ,  Schiavi  e  Schiave.  Danza  ,  e 
Banda  Militare. 

La  Scena  è  in  Catania ,  e  nel  campo  Sarace  no  > 
indi  alle  falde  delV  Etna. 

La  Musica  è  nuova  espressamente  composta  dal  Maestro 
Sig.  Daniele  Nicejlli* 


CARLO  DI  BORGOGNA 

BALLO  EROICO  PANTOMIMO 

IN  CINQUE  ATTI 


Primi  Ballerini  serj. 
Sig.«a  Adelaide  Mersi.  Sig.  Giovanni  Rousset.  Sig.ra  Augusta  Peghin 

Primi  Ballerini  per  le  parti. 
Sig.  Lazzareschi.     Sig.ra  Peghin.     Sig.ra  Paris.   Sig.  Nozari. 
Sig.  Giuseppe  Perrera. 

Altri  Ballerini  per  le  parti 
Sig.  Giuseppe  Gianetti.  Sig.ra  Bertoli  Giuseppina. 

Primi  Ballerini  di  mezzo  carattere 

Sig. 13  Paris  Nina.  Sigg.  Ridimi  Luigi. 
Marinoni  Carolina.  Mosso  Ottone. 

Besossi  arolina.  Fissi  Gaetano. 

Elli  arolina.  Paganetto  Carlo. 

Corifei ,  e  Ballerini  di  concerto  N.°  1 4» 
Musica  Militare ,  Comparse  N.°  5:2  ,  e  Ragazzini  N.°  7. 

Le  Scene  sono  d' invenzione  e  Pittura  del  Sig.  Michele 
Canzio  Pittore  di  S.  M.  e  Professore  d5  Ornato  all'  Ac- 
cademia delle  Belle  Arti. 

Macchinista ,  e  Attrezzista  Sig.  Luigi  Cosso. 

Capo  sarto  ,  Sig.  Carlo  Songia. 

Suggeritore  e  Copista  ,  Sig.  Pietro  Gianetti. 

Maestro  e  Direttore  de'  Cori ,  Sig.  Giuseppe  GiaflVa, 

L'  Orchestra  sarà  composta  dì  IN.0  54  Professori ,  di- 
retta dal  Sig,  Giovanni  Serra. 


Maestro  al  Cembalo 
Sig.  Nicola  Uccelli. 

Primo  Violino  Capo  d9  orchestra 
Sig.  Giovanni  Serra, 

Altro  primo  Violino 
Sig.  Sampietro. 

Primo  Violino  de9  secondi 
Sig.  Tosi. 
Primo  Violino  de9  Balli 
Sig.  Gabetti ,  Brigata  Savoja. 

Primo  Violoncello  al  Cembalo 
Sig.  Vassallo. 
Primo  Controbasso 
Sig.  Francesco  Bacigalupo. 
Prima  Viola 
Sig.  Casati. 

Primo  Clarinetto 
Sig.  Gio.  Batta  Gamba ro. 
Primo  Oboe 
Sig.  Frank. 

Primo  Fagotto 
Sig.  Lorenzo  Lasagna, 

Primo  Flauto 
Sig.  Becker. 

Primo  Corno  Caccia 
Sig.  Giuseppe  Corbellini. 

Prima  Tromba 
Sig.  Formica  ,  Brigata  Acqui. 

Primo  Trombone 
Sig.  Pietro  Talini. 

Professore  d9  Arpa 
M.u  Giuseppina  Ronzi  Fournier. 


ATTO  PRIMOt 

-  SCENA  PRIMA. 

Sala  nel  palazzo  pubblico  di  Catania:  di  fronte 
grandi  logge ,  da  cui  vedesi  la  porta  della 
città. 

All'  alzarsi  del  sipario  ,  la  musica  esprime  il  fragore  di  lontana 
battaglia.  —  I  Senatori  sono  sparsi  a  gruppi  ,  alcuni  qua  e 
là  per  la  scena ,  altri  per  le  logge  in  atto  di  osservazione  : 
tutti  agitati  e  porgendo  orecchio  al  tumulto.  Lucerio  è  con 
essi;  indi  Niceto  accorre  sbigottito. 


Coro* 

i.°      jAuSColtate .  .  .  .  Risuona  più  forte 

Lo  squillar  delle  trombe  frementi  .  .  .  . 
Cresce ,  cresce  alle  mura,  alle  porte 

L?  incalzar  de'  cavalli  accorrenti 
3.°      Più  distinti  risuonano  i  gridi , 

Il  tumulto  più  presso  si  fa. 
Tulli  Dio  de'  Padri  !  e  fìa  vero  che  in  preda 

Ci  abbandoni  al  crudel  Musulmano  ? 

Che  il  tuo  culto  distrutto  tu  veda  ? 

Che  in  Sicilia  trionfi,  il  Corano? 


«  8  H- 

Ah  !  difendi  ?  sostieni  i  tuoi  fidi  ; 
Salva  9  salva  F  oppressa  città. 

(suono  di  trombe) 

Lue.      Chi  mai  giunge? 
Nic.  Il  Legato  d'Assano. 

Tutti  A  noi  viene  ! . .  . . 
Nic.  È  già  presso. 

Lue.  Egli  è  giunto. 

Tutti  Ah  !  difendi  dal  rio  Musulmano 
Dio  de5  Padri  5  V  oppressa  città. 

SCENA  II. 

I  Senatori  siedono  tutti  :  è  introdotto  Àlamh 

con  seguito  di  Saraceni. 

Alamir  e  detti. 

AL  Oh  !  di  Catania  sventurati  Padri  , 
Difensori  infelici ,  a  voi  V  estrema 
Proposta  io  reco  del  possente  Assano. 

II  ferro  musulmano  , 

Che  sul  capo  vi  sta  ,  fia  eh5  ei  rimova 
Se  ubbidienti  al  suo  voler  vi  trova. 

Lue.  Parla. 

Coro  Che  vuol  ? 

Al.  Una  donzella  sola 

Nel  suo  campo  si  tragga,  ed  ella  in  dono 
Di  tutti  i  cittadin  la  vita  ottiene. 


5f(  9  tir 

Ìjic.  Una  donzella  ! 

Coro  E  qual  fìa  mai  ? 

Al.  Selene, 

Lue.  Ella  !  gran  Dio  ! 

Coro  La  figlia 

Dell5  infelice  Esarca  ! 
Lue.  Ah  !  tu  non  sai ...  . 

Egra  5  dolente  ,  e  in  solitaria  chiostra  , 
Già  volge  un  lustro,  ella  sacrar  suoi  giorni 
Brama  al  suo  Nume.  E  speri  tu  che  ad  esso 
Noi  la  togliam? 
Coro  Giammai.  Nelle  ruine 

Di  queste  mura  cadrem  pria  sepolti. 
Iliedi  al  tuo  Duce.  ( tutti  sorgono) 

Al.  Ebben  cadrete  ,  o  stolti. 

Sì  5  cadrete  ;  e  per  Selene 

Sparso  avrete  il  sangue  invano: 
Fia  Selene  in  man  d'  Assano 
Pria  che  il  sol  s'  asconda  in  mar. 
Copriran  le  ignude  arene 
Questi  tetti  e  queste  mura  , 
Ne  saprà  Y  età  futura 
Ove  sorsero  additar.  .  .  . 
Ma  d' Assan  sarà  Selene 

Pria  che  il  sol  s'  asconda  in  mar. 
Riflettete:  il  tempo  vola. 
Tutti    Pria  morir. 

AL  Al  campo  io  tomo. 


Tutti  Odi  arresta  un5  ora  sola .... 

AL     Vano  indugio. 

Tutti  Oh  tristo  giorno  ! 

AL      Da  voi  pende  in  questo  istante 

(col  massimo  trasporto) 

Della  patria  il  cor  tremante  , 
Che  vicina  al  giorno  estremo  5 
Geme  ,  e  chiede  a  voi  pietà. 
E  la  voce  della  patria  , 

Della  patria  che  sen  muore , 
Che  vi  chiede  amor ,  pietà. 
Decidete. 
Tutti  Ah!  pria  morremo, 

Che  piegarci  a  tal  viltà: 
Tutto  il  sangue  verseremo  , 
Se  la  patria  perirà. 
AL    Ma  persistete  !  non  risolvete  ? 

Misere  vittime  d'  Assan  cadrete , 
Memoria  ai  posteri  —  del  suo  furor. 
AL  Sui  corpi  svenati 

Dei  figli  innocenti  , 
Sui  capi  troncati 
Dei  padri  cadenti , 
Furente  a  Selene 
Assan  volerà. 
E  loco  terranno 
Di  tede  nuziali 
Le  fiamme  ferali 
DelF  arsa  città. 


Tutti       Quel  nume  che  i  fati 

Ha  in  man  de'  viventi  , 
Che  innalza  i  prostrati  5 
Che  abbassa  i  potenti 
Fia  scudo  a  Selene  , 
Difesa  sarà. 
E  contro  il  tiranno 

Che  esulta  a5  suoi  mali , 
Coprirla  coli'  ali , 
Salvarla  saprà. 

(Alamir  parte;  il  Coro  lo  accompagna) 

SCENA  III. 

Lucer  io  e  Niceto. 

Lue.  Sì  5  bene  oprammo  :  se  non  puossi  il  tutto  « 
L' onor  si  salvi.  Abbandonarci  in  preda 
A'  suoi  nemici  il  Ciel  non  può  che  ispira 
Consiglio  a  noi  sì  generoso  e  santo. 
Ma  donde  avvien  che  tanto 
Cotesto  Saracen  prenda  pensiero 
Della  Vergin  Selene ,  e  per  lei  sola 
Par  che  furente  e  insano 
Sicilia  scorra  ? 

JYic.  Il  suo  disegno  è  arcano  : 

Ma  irremovibil  certo.  Ei  di  Selene 
Vola  suir  orme ,  come  folgor  ratto  5 


ec  Per  città  ,  per  castella  ;  e  già  distrutta 
ce  Paga  Messina  il  fio  della  negata 
ce  Al  suo  cieco  desir  donzella  amata. 
Luc.ec  Amante  !  sì:  poiché  furor  cotanto 

ce  Spirar  sol  puote  amor.  -  Ma  dove  ,  e  coinè 
Si  accese  un  Saracen  di  vergin  casta  , 
Solitaria,  dolente,  in  onta  al  padre 
Schiva  di  nozze,  e  di  profani  affetti? 
JVic.  Mille  d'intorno  si  spargean  sospetti. 
Avvi  chi  afferma  Sicilian  bandito 
Essere  il  crudo  Assan  ,  aver  Selene 
Un  tempo  amata,  e  chiesta  sposa  invano 
All'  inflessibil  padre  ,  a  Tèodoto  .  .  , 
Ma  chi  sia  desso  anche  a'  suoi  fidi  è  ignoto. 

Lue.  Ah  !  se  fosse  costui .  .  . 

Nic.  Taci  :  risuona 

Di  popolar  tumulto  ,  e  di  scompiglio 
Indistinto  fragor .  .  .  Saria  compiuto 
Della  patria  lo  scempio  ? 

Lue.  Accorriamo  .  .  . 

Nic.  Veggi am  ... 

Voci  lontane.  Al  tempio,  al  tempio. 

(  Partono  frettolosi  ) 


*(  i3  # 


8  C  E  j\  A  IV. 

Piazza  di  Catania.  Di  fronte  un  sacro  edilìzio 
ov'  è  ritirata  Selene,  il  quale  si  scopre  a  tra- 
verso di  magnifici  colonnati  ,  e  vi  si  ascende 
per  varj  scaloni  praticabili. 

II  popolo  attraversa  la  piazza  correndo  alla  rinfusa.  Uomini 
e  donne  si  affollano  verso  il  sacro  edilìzio ,  ed  entrano  in 
esso  velocemente.  Intanto  odonsi  di  dentro  le  grida  della 
moltitudine  radunata.  Escono  quindi  Teodoto ,  e  gli  altri. 

LUGERIO  ,  NlCETO  5  TEODOTO. 

Lue.  Deh!  m'odi,  e  un  solo  istante  (A Teodoto.) 

Pria  che  appigliarti  a  sì  crudel  consiglio 

Meglio  rifletti. 
Teod.  Ogni  riflesso  è  vano , 

Fatai,  funesto  allorché  oprar  conviene; 

L'ultimo  addio  del  padre  abbia  Selene. 
Nic.  Mirala  :  in  mezzo  a  folta 

Di  popolo  corona  ,  esce  Y  afflitta 

Dal  violato  asilo ,  ed  innocente 

Vittima  al  sacrifizio  ella  somiglia. 
Teod.  (Reggi,  ah!  reggi,  o  mio  cor.) 


«  «4  >3- 


SCENA  V. 

Selene  appare  scortata  dalla  moltitudine  sul  limitare  del 
sacro  edilìzio  vestita  di  bianco  e  coronata  di  fiori.  Ella 
scende  lentamente  ,  e  sembra  smarrita,  Teodoto  si  precipita 
incontro  a  lei. 

Selene  e  detti. 

SeL  (Con  trasporto  ravvisando  Tfeodoto  )  Ah  !   padre  ! 
Teod.  (  abbracciandola,  e  recandola  seco  )         Ah  !  figlia  f 

Meco  le  sia  concesso 

Per  poco  rimaner,  (tutti  si  ritirano) 

Vieni  al  mio  seno .  .  . 
Tu  di  costanza  hai  d'  uopo  ...  a  te  l'inspiri 
Un  amplesso  del  padre ...  Oh  Ciel  !  tu  taci  ?... 
Tremi  !  ti  reggi  appena  ! 

Sei.  È  sorpresa ,  è  stupor  che  m?  incatena. 
Quanto  mi  avvenne  io  credo 
Delirio  del  pensier .  .  .  Chiedo  a  me  stessa 
Chi  son  io.  .  .  dove  corro.  .  .  a  quale  incarc© 
Son  dalle  genti  eletta. 

Teod.  Della  patria  allo  scampo ,  alla  vendetta. 

Sei.  E  vero,  è  vero.  .  .  io  degli  altari  al  piede 
Fui  benedetta .  .  .  impressi  in  cor  mi  stanno 
Del  santo  veglio  i  detti ...  Io  tocco  il  serto 
Ond'  egli  avvolse  il  verginal  mio  velo .  . . 
Solenne  io  feci  al  Cielo 
Terribil  giuramento. 


/ 


'«ài  iK  ^v1 

Teod.  E  lo  rammenti  tu? 
Sei.  Sì  ?  lo  rammento* 

Io  giurai  svenar  quell'  empio 
Che  Messina  a  morte  diede  , 
Vendicar  la  patria  e  il  tempio  4 
Preservar  V  onor  ,  la  fede  ; 
E  il  solenne  giuramento 
Animosa  io  compirò.  (con  forza) 

Teod.  E  nulF  altro  hai  tu  giurato  ? 

Di'...  nuli' altro? 
Sei.  Oh!  Ciel!  non  basta? 

Teod.  É  il  tuo  nome  immacolato  ?..  * 
E  il  pudor  di  vergin  casta?... 
Se  all'impresa  il  cor  non  vale?.  .  .\ 
Se  la  man  ferir  non  può  ? .  . . 
Sei.  Ah  !  t' intendo  ...  in  me  il  pugnale 

Più  costante  io  volgerò. 
Teod.  Generosa  !  e  lo  prometti  ? 
Sei.     Il  mio  labbro  a  te  lo  giura. 
Teod.  Questo  ferro  .  .  , 
SeL  A  me  il  commetti  5 

Lo  saprò  trattar  secura.  (gn  prende  il  .pugnale) 
Teod.  Sventurata  !  Ah  !  non  credea  5 
Che  il  rigor  di  sorte  rea 
A  far  dono  sì  funesto 
Condannasse  un  genitor. 
SeL      Ah!  F  impresa  al  Cielo  è  cara , 
Consecrata  a  pie  dell'ara..^ 


II  gran  passo  a  cui  m'  appresto 
Benedica  il  padre  ancor.  (Ella  s inginocchia 

Teodoto  la  rialza  commosso  ;  l' abbraccia  e  alzano  en 
li-ambi  le  mani  al  Cielo  ) 

a  2*  Pel  pianto  ,  pei  gemiti 

Che  in  core  divoro , 
Oh  !  Cielo  5  t?  imploro  , 
Ti  chiedo  favor. 
Illesa  tra  i  barbari 
Tu  serba  clemente 
Di  donna  innocente 

La  vita,  F  ODOr.  (suona  la  squilla.  Il  po 
polo  scende  dalle  gradinate.  Al  suono  di  musici 
le  donzelle  recano  ghirlande  e  palme  ) 

SGENA  VI, 


Coro  ù  detti. 

Coro    Vieni  ira  gì'  inni ,  e  i  cantici  9 
Vieni  9  donzella  eletta  3 
La  piena  sua  vendetta 
Il  Cielo  a  te  fidò. 

Sci.      Giunto  è  V  istante  :  abbracciami  .  .  , 
AI  mio  destin  m5  avvio. 

Teod.  Vanne  e  fedel  rammentati 
Il  giuramento. 

Sei.  Addio, 

Teod.  (  vivamente  commosso  ) 

Ah!  forse  questo  è  rulli  suo 


/ 


\ 


Paterno  amplesso. 

Sei.  Ah!  no.     (animatissimi 3 

Selene,  Teocloto  a  2. 
SeL        Nascondi  a  me  le  lagrime  : 

Ci  rivedremo  ancora  ; 

Ma  se  mai  fia  eh5  io  mora , 

Degna  di  te  morrò. 
Teod.      Vanne  :  la  tua  grand5  anima 

E  patria  e  padre  onora  : 

Sì  ?  di  me  degna  ancora 

Al  sen  ti  stringerò. 
Coro       Compi  la  gran  vendetta 

Che  il  Cielo  a  te  fidò.      (Selene  parte  in 
niezzo  al  gran  corteggio  che  si  avvia  in  processione.  ) 

SCENA  VII. 


Padiglione  d'Eufeinio,  nel  campo  Saraceno. 
Entra  Eufemio  pensoso  e  agitato. 

JZiif.  Nè  Alami  ro  tornò  !  .  .  .  Potrian  gli  stolti 
Mia  vendetta  sfidar  ?...  Quand' io  bandito 
Dall'  Esarca ,  foggia  5  codardi  e  vili 
I  cittadin  lasciava ,  ed  or  ch'io  riedo 
Possente  e  in  armi,  tutti  eroi  li  vedo! 
Ah  !  sì  5  son  tali ...   ed  io  , 
Io  che  li  danno  a  morte  .  io  che  di  strade 
Empio  il  terren  natio  , 
Uno  spergiuro,  un  traditor  son  io. 


Ah  !  Selene  ,  io  tal  non  era 

Quando  gli  occhi  in  te  pascea  I 

Dal  tuo  viso  in  me  piovea 

Santa  luce  di  virtù. 
Ma  ravvolto  in  notte  nera 

Mi  trovai  da  te  partito  ; 

Ne  il  bel  raggio  a  me  sparilo 

Scintillar  vedrò  mai  più. 
Pera 9  ah!  pera  chi  mi  rende 

A  tal  segno  sventurato  : 

Guardie  all'  armi  !  .  .  . 

SCENA  Vili. 

Guerrieri  Saraceni ,  e  detto* 

Coro  II  cenno  attende 

Tutto  il  campo  ornai  schierato  5 
Inquieto  ?  intollerante 
Dell'  indugio  di  Alamir. 

Eaf*     Si  *,  fìa  pago  in  breve  istante 

Il  SUO  nobile  desir.  (al  cenno  di  Eufemia 
si  apre  il  padiglione  ,  e  vedesi  parte  del  campo  dei 
Saraceni ,  schierati  in  battaglia.  Di  fronte  scopronsi 
le  mura  di  Catania  e  la  parte  della  città  con  ponte 
levatoio  alzato.  All'  aprirsi  del  padiglione  ,  la  banda 
militare  saluta  Eufemio.  Egli  passeggia  il  campo  ,  e 
si  appaga  degli  applausi  ) 

Ah  !  tacete  ,  affetti  miei  ! 

Della  tromba  il  suon  m' invita , 
Sol  la  voce  è  a  me  gradita 
Di  vendetta  e  di  furor  . .  . #J 


Non  fuggite  .  .  .  rimanete  , 
Care  immagini  d'  amor. 
Sì ,  fra  V  ire  ,  al  mio  pensiero 
Ti  presenti ,  o  mia  Selene  , 
E  F  idea  d'  ogni  altro  bene 
Fugge  rapida  dal  cor. 
Coro     Duce  affretta  —  a5  tuoi  guerrieri 
Di  vendetta  —  il  bel  momento; 
L'  alma  esulta  nel  cimento 
Fra  le  stragi  ,  ed  il  terror. 
Euf.  Ite  alle  navi   e  tutte 

Le  macchine  di  guerra  al  campo  tratte 

Disponete  all'  assalto,  Ei  fìa  tremendo 

E  finale  per  te,  cittade  altera.     (vedesi  sulle 

mura  un  bianco  vessillo  }  si  cala  il  ponte  levatoio  ) 

Ma  sventolar  bandiera 

Vegg'io  di  tregua.  Ecco  Alamir  si  appressa... 
Velata  donna  il  segue .  .  .  Oh  gioja  !  è  dessa. 

SCENA  IX. 

Euiemio  e  Alamir  col  suo  seguito ,  recando 
seco  Selene. 

Euf.  (  Il  pie  vacilla  5  il  core 
Trema  smarrito  in  petto  9 
E  sensi  non  ritrova  in  faccia  a  lei). 

Sei.  (  Nume  de'  padri  miei  5 
Abbi  di  me  pietà  !  ) 


20  n> 

Eltf  (teneramente)  Selene  ! 
Sei.  (  avvicinandosi  ) 

Oh!  Cielo! 
Qual  voce  !  qual  sembiante  ! 

Eltf.   (correndo  a  lei)  Oh   mio  teSOTO  ! 

Ti  ricupero  alfin. 
Sei.  (riconoscendolo)         Eufemio  !  .  .  .  io  moro. 

(si  abbandona  nelle  braccia  di  Eufemio.  Si  chiude  il  pa- 
diglione ,  e  rimane  Eufemio  solo  che  regge  Selene  svenuta  ) 

Euf.  Ritorna  in  te  ,  mia  vita  .  .  . 

Non  paventar  Deh!  riedi  in  te  ..  d'Eufemie, 
Del  tuo  fido  amator  riposi  in  seno. 

Sei.  Eufemio  !..  Ah  !  giusto  cielo  !..  è  un  Saraceno, 

(  si  scioglie  da  lui  sbigottita.  ) 

(  agitatissima.  )  Fuggi ,  ah!  fìiggi  :  uh  Nume  irato 
Si  frappone,  e  ci  minaccia... 
La  tua  vista  il  cor  m  agghiaccia  , 
La  tua  voce  è  a  me  d  orror. 

Euf.    Senti  ,  ah  !  senti  :  iniquo  fato 
Reo  mi  volle  ,  e  reo  son  io  : 
Mi  rinfacci  il  fallo  mio 
Cielo  e  patria,  e  non  l'amor. 

Sei.  (risoluta)  Insensato!  e  che  pretendi? 

Euf.        Farti  mia  ;  sì  ,  mia  :  tu  il  sei. 

Sei.         Son  del  Cielo ,  a  lui  mi  rendi. 

Euf.        Mille  volte  in  pria  morrei. 

Sei.  Sciagurato  !..  e  tu  morrai  ...  (snuda  il  pugnale.) 

Euf.        Ti  presento  inerme  il  cor  ! 

SeL  (k  cade  il  pugnale)  Ah!  spergiura  tu  mi  fai 

(piange  amaramente  coprendosi  il  viso  con  le  mani.) 

Alle  leggi  5  e  al  ganitor. 


Eufemie*  e  Selene  a  i. 

Euf     E  leggi ,  e  padre  ,  o  barbara  , 

À  me  t?  avean  rapita  ; 

Àmbi  a  condur  ci  trassero 

Trista  ed  amara  vita  .  .  . 

Uniti  or  siam  ,  mio  bene, 

La  nostra  legge  è  amor. 
Nelle  africane  arene 

Sarem  felici  ancor. 
Sei.      Ah  !  eh'  io  non  t?  oda.  .  .  scostati .  .  , 

Hai  la  ragion  smarrita... 

Giammai  di  due  colpevoli 

Dolce  saria  la  vita  ; 

Fonte  di  eterne  pene 

À  noi  sarebbe  amor. 
Nelle  africane  arene 

Giunge  il  rimorso  ancor. 

Euf.  (raccogliendo  il  pugnale) 

Dunque  mi  svena. 
Sei.  Ahi  !  misera  ! 

Più  non  poss'  io. 
Euf.  Che  sento  ? 

Dunque  tu  m'  ami  .  .  .  Oh  giubilo  ! 

Sì  5  m  ami  .  .  . 
Sei.  Oh  !  mio  tormento  ! 

Euf.        Catania  è  salva,  e  illesa;  (animato) 
Pace  a  Sicilia  è  resa.  .  . 


Altro  eli  mie  conquiste  5 
Altro  non  vo5  che  te. 

(  s'  abbracciano  con  trasporto) 

Sei.         Ah  se  alla  patria  illesa 
Pace  per  te  fia  resa  , 
Sola  di  tue  conquiste 
Fida  verrò  con  te  : 
Ah  !  il  cor  più  non  resiste  ; 
Troppo  sei  caro  a  me. 
Eufemio  e  Selene  a  due. 
Non  siam  più  miseri  9 
Scordiam  le  pene  , 
,  mia 

E  Selene 
tua 

Vivrà  me. 
Morrà  P6r  te. 

SCENA  X. 

Alamir  con  Coro  di  Emiri  e  detti. 

Euf.  Che  rechi  tu  ? 

Al.  Dalla  città  son  giunti 

Colle  proposte  del  nemico  Esarca 
Ambasciatori  al  campo. 

Sei.  Oh!  ciel! 

Euf.  Tu  tremi  ? 

Non  paventar.  Tutti  fìan  salvi  ,  tutti 


^>  AO  n> 

I  cittadini  ,  e  a  te  d5  Assali  consorte  , 

Come  a  lor  salvatrice  , 

Fia  che  porgano  omaggio. 
Sei.  Oh  !  me  infelice! 

Euf.  Tu  vieni  5  e  a  scior  le  vele 

Da  queste  rive  dall'  amor  ridenti 

Affretta  i  prodi. 
AL  A  scior  le  vele  ! 

Euf.  Udisti  ! 

A  migliori  conquisti 

Che  Sicilia  non  era  ^  Africa  io  reco. 
Sei.  Ed  io  ?..  .  misera  me  ! 
Euf.  Regno  avrai  meco. 

(  parte  con  Selene  ?  ed  Alamir) 

SCENA  XI. 


Campo  dei  Saraceni  :  in  lontano  vedesi  la  loro  flotta  ancorata. 
Nel  mezzo  è  un  Altare. 


Teodoto  5  Niceto  e  Lucerio  con  seguito , 
scortati  da  Soldati  Saraceni. 

Teo.  Perchè  vacillo  ?  e  quale 
Gelo  nel  cor  mi  scende 
All'  appressar  delle  nemiche  tende  ? 
Selene  !  in  ogni  oggetto 
Mirar  pavento  impressa 
La  tua  vergogna  e  mia. 


Nic.  Tua  figlia  è  dessa. 

Il  sacro  giuramento 

Adempirà.  (a  Teodoto) 

Lue.  Giova  9  o  signor  9  frenarsi 

Finché  ,  certi  del  colpo  ,  il  tempo  giunga 
Di  profittar  dello  scompiglio,  e  il  segno 
Dar  quindi  ai  nostri  di  piombar  sul  campo. 
Teo.  O  fidi  miei  ,  d' impazienza  avvampo  ! 

SCENA  XII. 

Gli  Schiavi ,  e  le  Schiave  intrecciando  danze  recano  ghirlande 
e  ne  coronano  l'altare  :  al  suono  quindi  di  lieta  musica  esce 
il  corteggio  dei  Saraceni  ,  parte  pedoni  e  parte  a  cavallo  , 
cui  vengono  dietro 

Eifemio  ,  Selene  e  Alamir. 

TeocL  Ma  .  .  .  qual  solenne  pompa  ? 

Qual  festivo  corteggio?  un  rio  mi  sorge 

Presentimento  in  core  

Interroghiam  

Nic.  Non  ti  scoprir,  signore. 

Coro  lontano. 

Di  luce  splendi 
Serena  e  lieta  , 
0  gran  profeta  , 
Al  tuo  fedel  ; 


*ZS  "  rw 
D'Imen  la  face 
Alluma  in  ciel. 
Teo.  Imene  !  e  qual  ? 

JYic.  Deh  !  ti  raffrena  e  taci. 

Coro. 

Celeste  Urìde  , 

Che  ai  Musulmani 
D5  eterna  ride 
Vergin  beltà  , 
Ognor  Selene 
Per  lui  sarà. 
TeocL  Selene  !  e  fìa  pur  ver? 
Lue.  Nic.  Calmati  5  ei  viene. 

Euf.VviB.  che  si  compia  5  o  prodi  9 
Il  rito  nuzial  ,  venga ,  e  s'ascolti 
L?  orator  dell'  Esarca. 

Teo.  (colpito  dalle  sue  voci  a  lui  s'avvicina) 

Ah  !  giusto  Cielo  ! 

Eufemio  ! 
Euf.  Tèodoto  ! 

Sei.  Ove  mi  celo  ? 

(  si  copre  il  volto  con  le  mani  ) 

Teo.        Tu  Saraceno!.  .  .  .  Indegno  ! 

Contro  la  patria  armato  ! 
Ah  !  non  a  torto  odiato 
Fosti  ?  o  fellon  3  da  me. 


^  26  tir. 

7w^/.        Sì:  del  Ino  cieco  sdegno 

Tu  vedi  il  tristo  oggeU  o  : 
Se  a  colpa  io  fai  costretto  , 
Empio  ,  lo  fui  per  te. 

Sci.         Ah  !  per  pietà  !  .  .  . 

(  frapponendosi  durante  il  dialogo 
ai  padre  e  all'  amante  ) 

Euf.  Costei 

Più  che  la  vita  amai: 

Per  innalzarmi  a  lei 

Sangue  e  sudor  versai 

E  vergognoso  esilio 

Fu  del  valor  mercè. 
Te  lo  rammenti,  ingrato? 
Teo.  Rammento  ,  sì  rammento 

Che  nel  tuo  cor  malnato 

Covavi  il  tradimento , 

Che  per  sedurre  i  miei 

Fingevi  amore  e  fè. 

Sposa  io  volea  costei 

Ad  uom  miglior  di  te. 
Euf.        E  lo  volesti  invano  : 

Ella  mi  amava,  ed  ama. 
Teo.  T5  ama  !  .  .  .  t5  illude  .  insano  , 

Cieca  ed  inutil  brama. 

Mai  non  ti  amò  Selene  9 

Ne  amarti  mai  potè.  (conischemo) 

A  lui   tU  dillo.  (a  Selene) 

Sci.  Ahi  !  misera  ! 


«  *7  nr 

Dove  son  io  ? 
Teo.  Che  vedo? 

Piangi  ?  crudel  !  rispondimi.  .  . 
Sei.  Ah  !  sì  ,  T  amai. 

Teo.  Noi  credo. 

Sei.  Ah  !  sì  5  F  amai .  .  .  perdono .  .  . 

Fuor  di  me  stessa  io  sono  .  .  . 

L'  amo  5  e  più  saldo  e  forte 

Di  mia  ragione  è  amor. 
T eo.        Perfida  !  .  .  .  F  ami  ? .  .  .  .         (con  rabbia ) 
Euf.  Oh  sorte  !  .  . 

Nic.  Lue.    Oh  !  infamia  !  (in  disparte) 

Teo.  e  Sei.  Oh  !  mio  rossor  ! 

(TeocL  prende  in  disparte  Selene.  Alamir  si  avvicina 
ad  Eufemie  Lue.  e  Nic.  rimangono  attoniti.  Gli 
Emiri  osservano  gli  uni  e  gli  altri  fremendo  fra 
loro  ) 

a  6  e  Coro. 
Teodoto  a  Selene 

La  fè  ?  la  patria  9  il  cielo 
Tradir  così  vorrai  ? 
Sentimi ...  ah  !  cessa  ornai 
Dal  lun^o  delirar. 

Selene  a  Teodoto. 

La  fè  5  che  tu  pretendi  5 
Serbare  ah  !  non  poss'  io  : 
Piuttosto  or  qui  vogl'  io  9 
A5  piedi  tuoi  spirar. 


-K  28  ^ 

Alcuni r  ad  Eufemie 

Pensa  che  fu  costei 
Ali5  onor  tuo  fatale  : 
Abbandonar  la  dei , 
E  a  noi  fedel  tornar. 

Eufemia  ad  Alamir. 

Ah  !  se  colei  che  adoro 
Rapirmi  alcun  s'  attenti , 
Del  brando  mio  paventi 
Il  truce  fulminar. 

Niceto  a  Lucerlo. 

Se  il  Ciel  ?  T  onor ,  la  patria 
Potè  tradir  costei  9 
Più  nulla  ,  eterni  Dei , 
E  dato  a  noi  sperar. 

Coro. 

Abbandonar  la  dei , 
E  a  noi  fedel  tornar. 
Teod.  Sciagurata  !  ebben  mi  rendi 

Il  mio  ferro. 
Sei.  Il  ferro  !.  .  .  oh  pena. 

Teod.  Il  mio  ferro. 

Euf.  È  questo  :  il  prendi. 

(  consegnandolo  a  Teodoto  ) 

Teod.  Mori  ?  o  perfida.  (per  ferirla) 


Tutti  (arrestandolo)  Ali!    ti  frena. 

Sei.  Deh  !  lasciate  eh'  ei  m'  uccida  ... 

Morte  io  vo? .  .  . 
TeocL  Spergiura  !  inficia  ! 

M'  apri  ,  m3  apri ,  o  Ciel  5  la  via 
D"  involarla  al  seduttor. 
Euf.    Parti ,  indegno  ,  parti  pria 
Che  divampi  il  mio  furor. 

Coro   (minaccioso)  Parti.  (a  Teodoto) 

JVic.  e  Lue.  (  traendolo  seco  )  Vieni ,  o  sventurato  ! 
Sei.  (  correndo  a  lui  )   Ah  !  tu  sol  non  partirai. 
Euf  Guardie,  olà;  da  voi  scacciato 
Sia  costui. 

Sei.  ( trasportata  e  piangente )  Giammai,  Giammai! 
Vo'  fuggir,  vo5  pianger  seco, 
Vo'  morire  di  dolor. 
Euf.       Insensata!  vieni  meco.  (allontanandola) 
TeocL         Io  la  perdo ...  oh  mio  furor  ! 

(  nel  massimo  dolore) 

Va,  crudel,  ma  il  tuo  delitto 
Non  pensare  inulto  in  terra  ; 

(  con  trasporto  ) 

Un  di  noi  cadrà  trafitto  .  .  . 

Guerra  io  reco. 
Coro  Guerra. 
JVic.  Lue.  Guerra. 
Euf.    Quanto  costi  V  obbedirti 

Ornai  sanno  i  tuoi  guerrier. 


Teodoto y  Lucerlo,  Niceto. 

Àvrem  tutti  per  punirti 

Un  sol  core  ,  un  sol  pensier. 

Tutti. 

Guerra  atroce  ,  guerra  estrema  : 
Non  più  tregua;  all'  armi ,  all'ire: 
Pronto  è  il  braccio  per  ferire  9 
Alla  strage  anela  il  cor. 

Sei.  Ti  ravviso  ,  o  man  suprema  , 

Tu  punisci  il  mio  fallire  .  .  . 
Ah  !  mi  sento  il  cor  morire 
Di  rimorso  5  di  terror. 

Sei.  Padre  !  J 

Teod.  Figlia  !  \ 

Nic.  Lue.  Cessa. 

Coro  Parti. 

Guerra  atroce  ,  guerra  estrema  ec. 

(  INiceto  e  Lucerio  traggono  seco  Teodoto.  Eufem 
Coro  allontanano  Selene.  Cala  il  sipario,  ) 


Fine  dell'  atto  primo. 


CARLO  Di  BORGOGNA 


HALLO  EROICO  PANTOMIMO 

IN  CINQUE  ATTI 

idi  ©airmi^®  §®IE®Sraììf©» 

ARGOMENTO. 

Carlo  di  Borgogna  ,  detto  il  temerario ,  creduto 
estinto  dopo  la  battaglia  di  Nancy  ,  si  finge  in  vece 
rifugiato  nelle  montagne  delV  antica  'Elvezia  in  vi- 
cinanza della  rocca  y  ove  abitavano  i  romiti  di  U Li- 
ei e  ri  a  eli  ,  da  lui  fatti  trucidare ,  e  presso  al  lago  di 
Morat.  Le  sue  apparizioni  misteriose  .  le  generose 
sue  beneficenze  y  fissano  lo  sguardo  della  bella  Elo- 
dia ,  orfana  dell3  antica  estinta  illustre  famiglia  di 
S.  Mauro  ,  ricoverata  presso  Herstal  suo  zio.  JYasce  P 
e  cresce  mutuo  affetto  tra  Carlo  ,  e  la  donzella ,  ri- 
chiesta in  i sposa  da  Palzo  Palatino  di  Lorena  ,  al 
quale  riescono  inutili  gli  sforzi  per  ottenerla.  Fune- 
ste rimembranze  della  famiglia  di  Herstal  vietano  il 
nodo  che  Carlo  vorrebbe  stringere  con  Elodia.  Il 
tragico  fine  d3  entrambi  gli  amanti  con  cui  termina 
il  Romanzo  del  Signor  Visconte  d5  Arlincourt ,  serve 
sotto  altro  aspetto  ,  di  scioglimento  alV  azione  tratta, 
dalla  riunione  di  varj  episodj  del  Romanzo  istesso. 

L'  azione  ha  luogo  nella  Valle  di  Unclerlaeh  > 
e  nel  Castello  di  Herstal. 


CARLO , 

Sig.  Angelo  Lazzareschi. 

HERSTAL , 

Sig.  Gaetano  Fissi. 

LÀ  CONTESSA , 

Signora  Vittoria  Paris* 
ELODIA  ; 

Signora,  Angusta  P  e  ghiri, 
PALZO, 

Sig.  Sebastiano  Nozzarù 

MARCELLINA , 

Signora  Giuseppina  B ertoli. 

AGATINA , 

Signora  Carolina  B esuzzi. 

Palatini ,  Dame ,  Cavalieri ,  Scudieri  e  Paggi. 
Guardie  di  Herstal. 

Truppa  comandata  da  Palzo.  Fanti ,  e  Cavalieri, 
Marceli  in  a  ,  Agatina  ,  Villiche  confidenti  di  Elodia. 
Villici. 

N.  B.  La  .Signora  Augusta  Peghin  clic  agisce  nella  parte  di  Elo- 
dia, nelle  danze  rappresenta  una  Dama  dei  Corteggio. 


■4<  33  nr 


ATTO  PRIMO. 

Vasta  Campagna  ai  piedi  del  monte  selvaggio ,  cori 
varj  abituri  e  capanne.  Porta  esterna  del  castello 
di  Herstal  con  torre. 

Sorge  F  aurora  di  un  bel  mattino.  I  Villici ,  guidati 
da  Marceli  in  a  ,  giungono  per  felicitare  Elodia  in  quel 
giorno  del  di  lei  nascimento.  Odesi  uno  squillo  di  trom- 
be suonare  dalla  cime  dei  monti ,  che  ripetuto  dalla 
torre  del  castello,  annunzia  V  arrivo  di  molti  cavalieri 
guidati  dal  Palatino  di  Lorena.  Herstal ,  la  Contessa 
d5  Imberg  col  loro  seguito  escono  dal  castello  ,  ed  uniti 
ad  Elodia  vanno  incontro  al  Palatino  ,  il  quale  giunge 
accompagnato  da  nobile  corteggio  di  fanti  e  cavalieri. 

Comparisce  guardingo  in  vetta  del  monte  Carlo  :  i 
di  lui  gesti  esprimono  i  sentimenti  del  suo  cuore  per 
la  bella  Elodia ,  la  quale  girando  lo  sguardo  in  cerca 
di  quel!'  uomo  misterioso  che  ha  interessato  il  di  lei 
cuore  ,  Io  ravvisa  sul  monte  e  ne  gode. 

Ecco  lo  sposo  che  ti  abbiamo  destinato  9  dice  la 
Contessa  ad  Elodia,  presentandole  Palzo ,  il  quale  es- 
prime alla  fanciulla  i  più  affettuosi  sentimenti.  La  Im- 
berg ne  encomia  i  talenti  militari  >  e  la  grandezza  dei 
natali  j  ma  tutto  ciò  non  lusinga  la  mesta  Elodia  ,  che 
freddamente  F  accoglie ,  per  cui  la  Contessa  sdegnata 
la  guarda  con  severi  sguardi.  Palzo ,  invitato  da  Her- 
stal ,  entra  nel  castello  colla  Contessa ,  Elodia  e  il  ri- 
spettivo seguito. 

Discende  precipitosamente  Carlo  dal  monte  ,  e  trat- 
tiene Marcellina  ,  dalla  quale  per  mezzo  delle  più  fer- 
vide preci  ottiene  la  promessa  d*  introdurlo  nel  luogo 
delle  tombe  per  parlare  ad  Elodia  ,  che  colà  suole  gior- 
nalmeute  recarsi.  —  Tanto  bene  mi  avete  fatto ,  gli 
dice  Marcellina,  che  sarò  sempre  pronta  ad  ubbidirvi 
anche  a  costo  della  vita.  —  Carlo  esultante  segue  i 
di  lei  passi.  c 


«  34  >?- 
ATTO  SECONDO, 

Recinto  dove  sono  le  tombe  dei  Signori  di  S* 
Mauro  ,  fra  le  quali  si  distingue  quella  del  padre 
di  Elodia. 

Marcellina  introduce  Carlo  b  ed  additandogli  che  ivi 
suole  recarsi  Elodia,  si  ritira.  Carlo  V  attende.  Giunge 
infatti  la  fanciulla  recando  una  ghirlanda  di  fiori ,  che 
depone  sulla  tomba  paterna  ,  meditando  sulla  situazione 
del  proprio  cuore  :  essa  non  può  ascondere  a  se  mede- 
sima che  ama  un  uomo  che  non  conosce  ,  e  la  pretesa 
de5  suoi  parenti  che  vogliono  forzarla  ad  unirsi  a  Palzo , 
l'affligge  al  maggior  segno.  In  tale  triste  situazione, 
condotta  da  pietoso  istinto,  ritorna  alla  tomba  dell' illu- 
stre genitore  5  ma  alla  vista  dell' incognito  che  improv- 
visamente le  comparisce  retrocede  :  già  quel  lento 
fuoco  che  si  accese  nel  cuore  di  Elodia  cresce  rapida- 
mente allorché  Carlo  alza  la  visiera  e  le  scopre  il  suo 
volto ,  la  cui  vista  riempie  di  soave  tenerezza  il  cuore 
palpitante  della  fanciulla.  Elodia  chiede  chi  sia.  Esso 
risponde  :  sono  un  infelice  che  ti  adora  9  oppresso 
dalle  sventure  e  in  odio  a,  me  stesso  :  sono  uno  che 
un?  invincibile  forza  incatena  dietro  a3  tuoi  passi*  — - 
Fuggir  lo  vorrebbe  Elodia ,  ma  sentesi  trattenuta  da 
ignoto  potere.  In  questo  momento  Carlo  le  dice  :  Ama- 
mi,  e  sarò  felice,  — Tu  lo  sarai,  risponde  la  don- 
zella intenerita.  —  Ebbene ,  soggiunge  quello  condu- 
cendola verso  la  tomba  del  Signor  di  S.  Mauro ,  giara 
sulle  ceneri  del  padre  tuo  di  essere  mia  sposa.  — 
L' orfana  retrocede  inorridita  ,  ma  dopo  breve  perples- 
sità cede  all'  irresistibile  affetto  che  per  lui  sente  nel 
cuore,  e  come  se  fosse  all'altare  d'Imeneo,  promette 
di  non  esser  d5  altri  che  di  Ini.  Lo  stesso  fa  Carlo ,  e 
giurando  di  vegliare  alla  sua  difesa,  s'invola  tosto, 
lasciando  la  misera  immersa  nella  più  grande  agitazione, 
che  cerca  di  celare  agli  occhi  delle  confidenti ,  le  quali 
giungono  ad  avvertirla  che  si  dà  principio   alla  festa 


-&  35 

preparata  per  festeggiare  l'arrivo  del  Palatino  di  Lorena* 
Questi  delti  sono  fatali  per  il  di  lei  cuore  ,  ma  è  co- 
stretta a  simulare  compiacenza  ed  a  seguirle. 

ATTO  TERZO. 

Vasta  Campagna  come  nell'atto  primo  con  magnifica 
tenda  aperta  da  tutte  le  parti ,  adorna  di  trofei 
e  ghirlande. 

Herstal  ,  e  la  Contessa  col  loro  corteggio  vengono 
nella  tenda.  Comparisce  Palzo  co'  suoi  cavalieri.  Arriva 
Elodia  accompagnata  dalle  sue  damigelle  ,  e  seguono  fe- 
stose danze ,  sul  finir  delle  quali  Palzo  sollecita  Elodia 
di  risolversi  a  felicitarlo  col  richiesto  maritaggio.  Mo- 
deste di  lei  ripulse.  Amorevoli  persuasive  di  Herst&l  alla 
fanciulla ,  e  minacce  della  Contessa  che  vuole  costrin- 
gerla ad  ubbidire.  Elodia  si  trova  nella  necessità  di  do- 
ver dichiarare  apertamente  l'assoluta  contrarietà  del  suo 
cuore  per  tali  sponsali.  Represso  sdegno  di  Palzo ,  ed 
acerbi  rimproveri  della  Imberg  alla  Nipote.  Impietosito 
Herstal  dai  pianti ,  e  dalle  preghiere  di  Elodia  ,  prende 
con  forte  impegno  le  di  lei  difese  ,  e  nulla  curandosi 
dell'  ira  della  Contessa  ,  dichiara  a  Palzo  che  ama  trop- 
po Elodia  per  obbligarla  a  sacrificarsi  con  un  matrimo- 
nio contro  suo  genio.  L'  ostinata  opposizione  della  Im- 
berg costringe  Herstal  ad  ordinarle  autorevolmente  silen- 
zio ,  ed  imporle  di  ritirarsi ,  ciò  che  viene  eseguito  per 
mezzo  delle  damigelle  che  seco  loro  la  conducono.  Her- 
stal si  scusa  con  Palzo  sul  contegno  della  Nipote  ,  e  que- 
sti furibondo  chiede  ragione  della  mancata  promessa. 
L'  atto  violento  di  Palzo  ,  secondato  dalle  invettive  de' 
suoi  seguaci ,  induce  il  vecchio  Herstal  a  ritirarsi  con 
Elodia,  sprezzando  le  minaccie  del  furioso  pretendente. 
Palzo  è  furibondo ,  sopraggiungono  due  confidenti  della 
Contessa  ,  e  con  circospezione  gli  porgono  un  foglio  col 
quale  la  Imberg  lo  esorta  di  attenderla  in  quel  luogo  ? 
promettendo  di  condurre  Elodia  nelle  sue  braccia  :  di 
fatti  ella  comparisce  traendo  seco  la  smarrita  Nipote 


■*£<  36  ^ 

clie  frettolosamente  spinge  fra  le  braccia  del  sfei©  pro- 
tetto y  lo  sollecita  ad  allontanarsi,  e  si  ritira.  Palzo 
come  un  nembo  fugge  conducendo  seco  la  semiviva 
Elodia  i  Marcellìna  ,  Agatina  ed  alcuni  villani  avendo 
osservato  il  rapimento  della  fanciulla,  si  affrettano  ad 
avvertirne  Carlo  ,  il  quale  pieno  di  sdegno  protesta  a 
costo  della  sua  vita  di  voler  punire  la  violenza  com- 
messa. Marcellina  chiama  a  raccolta  i  villani,  i  quali, 
guidati  da  Carlo ,  corrono  armati  a  liberare  la  Nipote 
del  loro  ottimo  Signore. 

ATTO  QUARTO. 

Grotta  con  strada  scavata  nelle  viscere 
di  una  montagna. 

I  seguaci  di  Palzo  quivi  conducono  Y  infelice  Elodia  , 
la  quale  oppressa  dallo  spavento  è  caduta  in  isvenimento. 
Agitato  Palzo  si  dà  ogni  premura  di  prodigarle  i  possi- 
bili soccorsi.  Riacquista  l5  orfana  a  poco  a  poco  i  sensi  , 
e  trovandosi  in  potere  dell'  abborrito  pretendente  ,  il 
quale  con  sommesse  persuasive  cerca  di  scusare  F  insul- 
to ,  esprimendo  l' invincibile  amore  che  per  lei  nutre. 
No ,  tu  non  sei  cavaliere,  le  dice  Elodia,  V  indegno 
tuo  procedere  mi  fa  orrore.  Palzo  mostrandosi  com- 
mosso ed  avvilito  «  ed  essa  »  restituiscimi  a  mio  Zio  9 
e  ti  perdono.  — -Tutto  farò  per  te ,  replica  Palzo,  fuor- 
ché il  sacrifizio  di  non  possederti.  L5  improvviso  an- 
nunzio dell5  arrivo  di  molti  armati  interrompe  il  con- 
trasto ,  e  la  misera  orfana  viene  a  forza  condotta  nell' 
interno  di  quelle  caverne.  Comparisce  Carlo  con  una 
turba  di  villici  armati  ,  i  quali  mettono  in  rotta  i  se- 
guaci di  Palzo;  questi  si  presenta  alF  incognito ,  e  fie- 
ramente gli  impedisce  d5  inoltrarsi  ;  le  loro  spade  fanno 
prova  di  non  commi  valore,  ma  Palzo  è  disarmato,  e 
Carlo  vola  in  ajuto  dei  villici.  Alcuni  seguaci  di  Palzo 
confortano  il  loro  condottiero  ,  e  seco  fuggendo  lo  trag- 
gono ,  giurando  vendetta  dell'  onta  sofferta.  Elodia  è  ri- 
cuperata ,  e  tutti  pieni  di  gioja  si  rivolgouo  al  castello 
di  Herstal. 


r 

ATTO  QUINTO. 

Magnifica  sala  nel  Castello  di  Herstal. 

Inconsolabile  il  vecchio  Hsrstal  non  sa  trovar  con- 
forto nella  perdita  della  sua  diletta  nipote.  Entra  la  Con- 
tessa colle  sue  confidenti  simulando  la  più  grande  de- 
solazione :  sopraggiungono  alcuni  famigliari ,  e  recano 
la  nuova  che  nessuno  ha  potuto  scoprire  le  tracce  dei 
rapitori  ;  quanto  rattrista  Herstal  cotale  avviso,  altret- 
tanto ne  gioisce  Y  Imberg.  In  questo  punto  eccheggia  il 
castello  di  festoso  tripudio.  Entra  Cario  preceduto  e  se- 
guito da  numerosi  armati ,  conducendo  seco  la  ricupe- 
rata Eladia  ,  la  quale  si  getta  nelle  braccia  dell'  amoroso 
Zio:  quindi  volgendo  lo  sguardo  d'intorno  vede  a  se 
vicino  la  Contessa  ,  e  fra  1'  indignazione  ,  ed  un  resto 
di  rispetto  retrocede  eoo  orrore.  Ecco  ,  dice  ad  Herstal 
l'incognito,  la  tua  Nipote  è  salva,  e  la  perfida, 
guardando  la  Imberg,  è  avvilita,  Herstal  esprime  a 
quell'  uomo  generoso  i  sentimenti  più  vivi  di  sua  gra- 
titudine ,  e  le  fervide  preghiere  di  Elodia  prostrata  a5 
suoi  piedi  inducono  il  buon  vecchio  a  mostrarsi  dispo- 
sto di  aderire  al  nodo  da  ambi  desiderato.  Ma  chi  sei , 
chiede  allo  sconosciuto  ,  per  aspirare  alla  mano  di  mia 
Nipote?  Fa  allo  n tartaree  la  moltitudine  accorsa  ,  ri- 
sponde Carlo  ,  e  lo  saprai.  Ciò  seguito  ,  si  alza  la  visie- 
ra ,  discopre  il  suo  scudo  e  vi  si  legge  scritto:  Carlo  di 
Borgogna.  Indicibil  sorpresa  degli  astanti  tutti.  Herstal 
assalito  da  eccessivo  furore  nel  riconoscere  in  lui  1'  au- 
tore delle  fatali  disgrazie  distia  famiglia,  delle  quali , 
ad  eterna  rimembranza  le  più  memorabili  vicende  fu- 
rono dipinte  sulle  pareti  di  quella  sala ,  ed  accennando 
alla  Nipote  desolatissima  nelle  pitture  la  catastrofe  fa- 
tale, le  impone  di  mai  più  pensare  a  colui  :  essa  sma- 
nia ,  e  si  dispera  ,  ed  egli  tenendo  ferma  una  mano  sul 
capo  di  Elodia  inginocchiata  la  minaccia  della  paterna 
maledizione.  Carlo  tenta  invano  di  calmare  l' ira  di  lui 
dichiarando  la  propria  innocenza  sui  rapporti  falsamente 
divulgati.  Angosciosi  singulti  assalgono  l'infelice  Elodia, 


-4<  38 

Herstal  giunge  al  punto  di  minacciar  la  Nipote  di  ucciderla 
con  le  proprie  mani,  pria  che  vederla  nelle  braccia  di  quel 
seduttore.  Ebbcti  vibra  il  colpo  ,  gli  dice  la  disperata 
Elodia ,  che  se  mi  lasci  in  vita ,  forzJ  e  che  io  segua 
glJ  impulsi  del  mio  cuore ,  e  mantenga  la  giurata 
mia  fede. —  Seguimi ,  impareggiabile  donzella,  e  sarai 
felice  y  gli  dice  il  Duca  ,  e  sorte  della  sala.  Elodia  non. 
potendo  intenerire  il  cuore  dello  Zio,  nè  rimuoverlo 
dalla  sua  ferma  risoluzione  ,  dopo  breve  perplessità  ri- 
solutamente si  stacca  da  lui  :  e  qual  forsennata  corre 
per  raggiungere  V  amante  ,  e  tutti  le  corrono  dietro. 

SCENA  ULTIMA. 

Catena  de'  monti  che  circondano  il  lago  Morat  :  dal 
lato  destro  sorge  ini  altissima  rocca,  in  cima  della 
quale  si  vede  parte  della  capanna  di  Carlo  :  un 
rozzo  ponte  conduce  alla  rocca.  Negri  pini  e  ces- 
pugli sono  agitati  dal  vento  crescente  fino  ali9 
uracano. 

Carlo  velocemente  ascende  la  rocca.  Elodia  ,  tutta  in 
disordine ,  fra  V  orrore  di  terribile  bufera  corre  per  rag- 
giungere Carlo  5  entrambi  s'inginocchiano  ,  ed  al  chia- 
ror  dei  lampi ,  come  se  fosse  sull'altare,  si  giurano 
eterna  fede ,  e  si  rivolgono  alla  Capanna  ;  in  questo 
punto  scoppia  il  fulmine  e  colpisce  il  monte  ,  da  cui 
si  spezza  un  gran  masso  ,  e  li  seppellisce  nelle  rovine. 
Nel  momento  medesimo  comparisce  Palzo  con  numerosi 
armati  per  vendicarsi  dell'  onta  sofferta.  Dall'  opposta 
parte  giunge  Herstal  co'  suoi  famigliari  per  raggiungere 
Elodia.  Tutti  restano  estatici  e  pieni  di  rimorsi  nel  ve- 
dere la  fatale  sventura. 

I  villici ,  che  spinti  da  generosa  pietà  accorrono  dalle 
sommità  delle  rocche  ,  tentano  invano  di  soccorrere  gP 
infelici,  la  pioggia  cade  dirottamente,  precipitano  i  tor- 
renti ,  e  s'  aggiungono  con  le  acque  del  lago  ,  che  gon- 
fio già  per  la  rovina  del  monte  esce  e  traripa  dalle  spon- 
de ,  ed  inonda  parte  della  pianura  per  cui  alcuni  miseri 
sono  vittime  del  Icaro  coraggio. 


«te  4r  &  k  9*C  'f?  4  d'c  <Hc  &  ^  ^  5*C  5**  5*eA . 
4  '«p  «pf«f  f  ^  2f  «f  f f  if  f  f  f  f  «f  «p£ 


ATTO  SECONDO. 

SCENA  PRIMA. 

Mura  di  Catania.  La  città  è  occupata  dai  Saraceni.  La  musica 
esprime  1'  orrore  di  tal  momento  :  il  popolo  attraversa  la 
Scena  tutto  sbigottito.  I  Saraceni  lo  inseguono  armati  di 
faci  e  di  spade  ,  e  si  disperdono  con  lui.  Teodoto  sì 
avanza  in  atto  di  cupa  disperazione. 

Teodoto  solo ,  indi  Eufemio  con  un  drappello 
dì  Soldati. 

HP 

Teo.  JL  utto  è  perduto  ...  il  eli  finale  è  giunto. 
Sventurata  città!...  la  tua  caduta 
Invano  io  ritardai.  Lasso ,  anelante 
Traggo  a  fatica  il  fianco , 
Ne  più  regge  la  spada  il  braccio  stanco. 
Moriam  .  .  .  moriamo ...  ai  vincitori  e  ai  vinti 
Il  mio  destili  fia  che  rimanga  ignoto. 

(  per  partire  ) 

Euf.  Arresta. 

Teod.  Oh  !  Chi  vegg'  io  ? 

Euf.  Tu  ,  Teodoto  ? 

Sciagurato  5  ove  vai  ?  Fuggi  ,  t'  invola 
Pria  che  ti  scopra  alcun ,  pria  ch'io  non  possa 
Più  sottrarti  al  furor  de9  miei  guerrieri. 


Teod.  Empio  !  eh'  io  fugga?  Ed  avvilirmi  speri? 
Ove  la  patria  muore  , 
Muor  Teòdoto. 

Euf.  Ah  !  mi  risparmia  >  o  crudo  9 

Dì  tua  morte  la  vista. 

Teod.  E  che  ti  cale 

Del  mio  morir,  quando  per  te  perisce 
Un'  intiera  città  ,  quando  nel  sangue 
De5  fratelli  passeggi  ?  —  Odi  ,  qual  pianto 
Suona  sui  venti  !.  .  .  è  1'  ultimo  lamento 
Della  patria  spirante  ;  è  la  sua  voce 
Che  delle  fiamme  allo  stridor  confusa 
Al  Ciel  s5  innalza  5  e  innanzi  a  Dio  t?  accusa. 

Euf.  Cessa  .  . .  deh  !  cessa .  .  . 

Teod.  Parricida  atroce , 

Infame  rinegato , 

Qual  suol  ti  sosterrà  ?  qual  troverai 
Spelonca  sì  profonda 
Che  ti  ricovri ,  e  asconda 
Al  tonante  su  te  braccio  del  cielo  ! 
Euf  Taci .  .  .  deh  !  taci .  .  .  (  inorridisco  e  gelo  )  . 
Teod.    Trema  ?  trema  :  asciutto  mai 
Tanto  sangue  non  vedrai  : 
Ad  ogni  ora  a  te  d'  intorno 
Qual  torrente  scorrerà. 
A  turbarti  i  rai  del  giorno 
Qual  vapor  s5  innalzerà. 
Euf    Sì ,  lo  sento  . . .  il  sangue  scorso 


Non  cancella  alcun  rimorso  ; 
Sì  mi  tolse  dai  redenti 
La  tua  lunga  crudeltà. 
Se  mai  fia  che  tei  rammenti  y 
Sentirai  di  me  pietà. 
Teocl.  Io  pietà  !  —  Ma  che  vegg5  io  ? 

Tu  sospiri  ? 
Euf.  Io  piango  5  e  fremo. 

Teod.  Piangi  5  ah  !  piangi  5  e  placa  Iddio . 
Euf.  Più  noi  posso;  è  il  pianto  estremo. 
Teod.  Tutto  ,  tutto  il  pianto  ottiene  5 

Anco  il  Cielo  ti  aprirà. 
Euf.  Il  mio  Cielo  !. .  .  egli  è  in  Selene. 
Teod.  Sciagurato  ! 

Euf.  Fuggi*  •  •  va- 

a  i. 

Teod.      Ah  !  rendila  al  padre  ? 

Al  tempio  ?  agli  altari  ; 

Le  barbare  squadre 

Rimanda  sui  mari; 

Ritorna  pentito 

Al  culto  tradito; 

E  F  empia  tua  vita 

Scordata  sarà. 
Euf.        Ch'  io  stesso  mi  tolga 

Il  ben  che  mi  resta  ! 

Ah  !  scoppi  5  mi  colga 

Dal  ciel  la  tempesta  ! 


Per  lei  son  caduto  , ,  .  .  - 

Per  lei  son  perduto  .  .  , 

In  vita  ed  in  morte 

Compagno  mi  avrà. 
Zfeorf.      Insano  !  e  persistere 

Ancora  potresti  ? 
Euf       Ti  basti  che  piangere 

Eufemio  vedesti. 

Voci  di  dentro. 
Svenati  sien  tutti  , 

Dispersi  ,  distrutti  .  .  .  . 
Euf       Deh  !  fnggi.  .  .  deh  !  salvati.  .  .  (a  Teodoto) 
Teod.      Io  resto  a  perir. 

SCENA  IL 

Coro  di  Emiri  e  detti. 

Coro  L'  Esarca  sia  tratto 

In  ceppi  a  morir. 
Euf  Indegni  ,  fermate  : 

Audaci  9  tacete  , 

Invan  lo  chiedete  a 

E  mio  prigionier. 

«  Deh  !  parti ...  (a  Teodoto) 

Teod.  ce  Non  fugge 

ce  Un  prode  guerrier. 
a  2.       Mi  lascia  dei  barbari 

Bersaglio  alle  spade  : 


4<  43 

Non  voglio  d' un  perfido 

La  vile  pietade  : 

Trionfo  ed  onore 

La  morte  è  per  me  : 

Infamia ,  rossore 

La  vita  per  te. 
Euf.       Eccede  V  ardire  ; 

Partite  da  me.  (agli  Emiri) 

Al  campo  mi  segui ,  (a  Teodoto) 

T'  acqueta  ,  ti  calma  5 

Le  smanie  ti  bastino 

Ch'  io  provo  nel!'  alma; 

Lo  strazio  ti  basti 

Ch'  io  soffro  per  te  .  . . 

Crudel  !  riportasti 

Vittoria  di  me. 
Coro  L'udiste  !  oh  dispetto  -  certezza  è  il  sospetto: 
Non  è  Saraceno  —  Fedele  non  è. 

(  Teodoto  è  condotto  via  da  Eufemie  Gli  Emiri  fremendo 
si  avviano  per  partire  da  un  lato  ) 


SCENA  III. 


Alamir  5  e  detti. 

Ài.  Dell'  amistà  V  intento  ,  amica  sorte  , 

Deh  !  tu  seconda  almen  !  Fugga  col  padre 

Chi  traviò  V  amico  , 

Ed  a  Catania  ei  tornerà  nemico. 

(  volgendosi  vede  gli  Emiri  che  si  allontanavano  ) 


-X  44 

Miei  fidi  .  .  .  olà  !  restate  .  .  . 

Meco  a  nobile  impresa  io  vi  destino  : 

Per  voi  far  salvi  ho  speme 

Àssan  ?  la  patria  e  F  onor  nostro  insieme. 

(  gli  Emiri  si  riavvicinano  } 

Ah  !  se  cF  Assan  la  gloria 
Serbare  ognor  bramai  ? 
Tu  gran  profeta  il  sai , 
Tu  che  mi  leggi  in  cor. 
Dell'  Africano  impero 
Bramai  salvar  F  onor, 
Serbar  del  suo  guerriero 
La  fede  ed  il  valor. 
Pur  vedrò  sorgere 
Quel  lieto  giorno 
Che  a  te  ,  mia  patria  5 
Farò  ritorno  9 
Colmo  di  gloria  , 
Di  palme  adorno  ; 
E  di  vittoria 
Tal  dì  sarà. 
Delle  tue  perdite  , 
Della  tua  fede  5 
Avrai  5  mio  popolo  , 
Ampia  mercede  ^ 
Se  il  Ciel  propizio 
Miei  voti  udrà, 
o  Seguirti  intrepidi 

Tutti  giuriamo  , 


L'  oftor  ?  la  patriot 
Salvar  vogliamo: 
Per  noi  di  gloria 
Tal  dì  sarà. 


SCENA  IV. 


Padiglione  di  Eufemie 


E  U  FEMIO  SOlo. 


Euf.  Santi  numi  del  ciel  I  ove  m'aggiro  .  .  . 
A  che  vengo  ?  che  bramo  ?  intorno  al  core 
Insolito  terrore 

Parlami  in  suon  tremendo.  0  mia  Selene  ! 

Tu  pur,  tu  mi  condanni,  e  forse  ingrata 

A  chi  fedel  t'  adora 

De'  veri  voti  miei  dubiti  ancora  ? 

Ah  !  si  vada  .  .  ma  dove  ?..  E  troppo  breve 

Il  fuggitivo  lampo 

Che  m'addita  il  pensier  !  Fuggon  gli  istanti... 
E  se  Teodoto  .  .  .  o  Dio  f...  s'  ella  abborrisce 
Un  nemico...  o  terror...oh!  ambasce  estreme... 
Palpila  incerta  l'alma,  avvampa,  e  freme. 
Se  un  tenero  affetto 

M' invola  la  sorte  , 

Conforto  ,  diletto 

La  gloria  non  è  : 


-K  46 

Più  cruda  che  morte  § 
Funesta  ,  abborrita  , 
Un  peso  la  vita 
Diventa  per  me. 

SCENA  V. 
Coro  di  Saraceni  e  detto. 

Coro  Assali  -  Àssano  -  ove  sarà .  .  . 

Euf  Che  bramano? 

(  va  loro  incontro  ) 

Coro  Per  V  ampia  selva  in  giro 

Cercammo  invan  Selene  : 

Un  traditore  Emiro 
Col  padre  la  rapì. 
Corri  a  punir  la  perfida  : 

Ella  da  te  fuggì. 
Euf.  Eccomi  a  voi .  .  . 
Coro  T5  affretta. 

Euf  Ma  dove  ? 
Coro  Alla  vendetta. 

Euf.  Dunque  fia  vero  ? 
Coro  Sì, 
Euf.  Fuggì  T  ingrata  ? 
Coro  Sì ,  .  . 

Vieni  5  non  indugiar. 
Euf        Miei  fidi  5  ebben  si  vada , 

Sia  F  empia  alfm  punita  ; 


4<  47 

U  onor  3  la  fè  tradita 

Vendichi  il  nostro  acciai*. 
Coro  Vieni ,  non  indugiar. 
Euf.  Perfida  !  .  .  .  ed  io  .  .  .  V  amai  ? 
Coro  0  inganno  ! 
Euf.  O  crudeltà  ! 

Ah  !  fra  tanti  e  tanti  affanni 

Fren  lo  sdegno  più  non  ha  : 

Non  godrete  ,  astri  tiranni  ; 

Il  valor  trionferà. 
Ah  !  si  vada  5  onor  lo  chiede  ? 

Benché  amor  mi  gema  in  core 

E  all'  impero  dell'  onore 

L'  alma  reggere  non  sa. 
Coro   Ciel  !  seconda  il  suo  furore  : 

L5  empio  Esarca  perirà.  (  via  ) 

SCENA  VI 

Solitudine  alle  falde  dell'  Etna  ,  la  cui  cima  si  vede  a  fumar 
da  lontano.  Sorge  da  un  lato  un  antico  Ospizio  dove 
albergano  i  Solitari  del  luogo.  Veggonsi  dall'  altro  balze 
praticabili. 

I  solitari  introducono  i  guerrieri  fuggiti  alla  strage  di  Cata- 
nia ,  e  si  pongono  intorno  ad  essi  soccorrendoli.  Lucer  io 
è  in  mezzo  a  loro, 

Solitari,  Siciliani ,  Lucerio. 

Sol.         Non  vi  smarrite ,  o  miseri  5 
Lena  prendete  e  cor  : 


Asilo  protettor 

Eccovi  aperto. 
Qui  non  alletta  i  barbari 

La  nostra  povertà  : 

Securi  appien  ci  fa 

Questo  deserto. 
Lue.       Lassi!  non  v'ha  ricovero 
'm  Dal  saracen  furor  : 

Di  strage  ,  eli  squallor 

Tutto  ha  coperto. 
Tutti       Ma  se  qui  pur  non  v'  ha 

Speme  di  libertà  ? 

Tu  nostro  salvator  ? 

Etna  5  sarai. 
Tu  negli  abissi  almen 

Del  tuo  fumante  sen 

Gli  oppressi  e  gli  oppressor 

Seppellirai. 
Lue.       Ma  di  spediti  passi 

Risuona  un  calpestìo  .  .  . 
Sol.  Veggasi .  .  . 

Coro  II  colle 

Sale  un  guerrier  nemico. 
Lue.  Ah  qua!  periglio  ? 

Vendiam  cara  la  vita  .  .  . 


i 

SCENA  VII. 


Niceto  e  detti  in  abito  Saraceno. 

Nic.  Amici . . .  ò  vista  ! 

Voi  qui  già  salvi  io  trovo?...  anche  Selene 
Dal  nemico  fuggì  ;  meco  ella  venne 
Sino  all'  antro  vicino  , 

Ma  più  non  resse  al  lungo  aspro  cammino. 
Mosso  a  pietà  Alamiro 
Lei  con  Teodoto  in  libertà  ponea. 
Ei  forse  in  questo  punto 
L5  adorata  sua  figlia  avrà  raggiunto. 
Vicini  a  lor  qui  siamo , 
A  soccorrerli  andiam  .  . . 
Tutti  O  sorte!  andiamo,  (viano) 

SCENA  VIIL 

Selva  nelle  vicinanze  dell'  Etna.  A  poco  a  poco  cade 
la  notte, 

Teodoto  e  Alamir. 

Al.  Sei  giunto  in  salvo  alfin. 

Teo.  Benché  nemico 

Del  Dio  de5 padri  miei  ,  t'ammiro,  o  prode , 
E  a  te  grato  son  io .  • .  Ma  di  Selene 
Come  T  orme  seguir  ?  d 


«  5o  V3- 

AL  Ella  in  sicuro 

Da  Niceto  fu  scorta  ;  e  tu,  seguendo 

L'  alpestre  via  che  guida  ai  pie  del  monte  ? 

La  troverai  fra  breve.  Al  campo  io  riedo  : 

La  lontananza  mia 

AH5  infelice  Assan  fora  funesta. 
Teod.  Per  pochi  istanti  ancor  in'  odi ,  e  t'arresta. 

Riedi  al  campo  se  vuoi  ;  ma  non  privarmi 

D'  un  amplesso  9  o  guerrier. 
Al.  Stringare  al  seno 

Un  nemico  non  devi. 
Teod.  E  ad  un  nemico 

Come  dunque  affidarmi  ? 
AL  A  me  la  patria  , 

L?  amico  mio  ,  V  onor  dell5  armi  nostre 

Salva  la  fuga  di  tua  figlia. 
Teod.  E  deggio  .  .  c 

AL  Ogni  timor  bandir. 
Teod.  Che  ascolto!  ... 

(  &  ode  da  lungi  suono  di  trombe  ) 

AL  II  noto  suon  che  mi  richiama  al  campo 
Teod.  Odi  !..  . 

AL  Non  hai  più  scampo 

wSe  qui  rimani  ancor. 
Teod.  Potessi  anch'  io 

Te  fra  V  armi  seguir  ! .  .  . 
AL  Deh  !  parti...  Addio. 

(  partono  da  lati  opposti.  Uno  s'  avvia  ai 
c&mpo  e  l'altro  verso  l'Etna.) 


SCENA  IX. 

Chiostra  interna  praticabile  dell'  albergo  dei  So- 
litari ,  da  cui  scorgesi  un  lato  della  chiesa , 
donde  esce  un  poco  di  luce. 

Selene  sola. 

Oh  !  qual  silenzio  intorno  ! 

Qual  silenzio  di  tomba  !  Io  vo  smarrita 

Per  questi  taciturni  atrii  segreti 

Come  in  piaggia  deserta,  un  suon  cercando, 

Un  fuggitivo  suono 

A  farmi  fede  che  fra  i  vivi  io  sono. 

(odesi  musica  religiosa  nell'  interno 

Oh  !  gioia ...  il  sacro  io  sento 
De'  cembali  concento  .  .  .  Egli  accompagna 
La  preghiera  de'  giusti.  .  .  Io  pur  fra  quelli 
Io  pur  pregava  un  giorno ,  e  un'  aura  santa 
I  miei  recava  al  Cielo  inni  canori 
Siccome  effluvio  di  nascenti  fiori. 
Dì  sereni  ,  dì  ridenti 

D' innocenza  ,  di  virtù  , 

Foste  brevi ,  siete  spenti  3 

Ne  a  brillar  tornate  più, 
Qual  dell'  alba  ,  appena  uscita  5 

Copre  un  nembo  il  primo  albor , 


SulF  aurora  di  mia  vita 

Stese  un  vel  fatale  amor. 
Nel  dolore  è  corsa  intera 

La  prim5  ora  delF  età; 
Mia  giornata  innanzi  sera 

Nel  dolor  tramonterà. 

Coro  di  lontano. 

Misti  al  fumo  degli  incensi 
Ite  al  Ciel ,  devoti  sensi  9 
Esauditi  a  lui  v5  ergete 
Sovra  1'  ali  della  fè. 
Sei.         Sacri  cori ,  a  lui  porgete 

Un  accento  ancor  per  me. 

(cessa  la  musica  religiosa,  oclesi  grande  scompiglio. 
La  squilla  dell'  ospizio  suona  a  stormo  ) 

Misera  me  !  qual  tetro 

Batter  di  squille  !  nn  indistinto  e  sordo 

Rumor  si  spande  intorno . . . 
Voci  di  dentro  I  Saraceni  ! 

Giungono  i  Saraceni ...  aita  !  aita  ! 
Sei.  Cielo  !  la  mia  sventura  è  alfin  compita. 

SCENA  X, 

Teodoto  e  detta. 
Teod*  Pur  ti  ritrovo ,  o  figlia  ! 


-*(  53 

SeL  O  padre ... 

Teod.  Air  armi 

L5  infedel  ritornò . .  .  vederti  e  poi 
Rincorare  i  fuggenti ,  e  per  la  patria 
O  vincere ,  o  morir  risolsi  ornai. 

Sei.  Non  creder  no  eh5  io  più  ti  lasci  mai. 

SCENA  Ìli 

Coro  e  detti. 
Coro  O  Teòdoto,  i  nostri 

Fuggon  vinti  e  dispersi. 
Sei.  O  Dio  ! 

(si  abbandona  nelle  braccia  del  padre) 

Teod.  Che  ascolto  ! 

Coro  La  patria  terra  andiamo 

Dall'eccidio  a  salvar... 
Teod.  Verrò 
Coro  Corriamo* 

Teod.  (sciogliendosi  da  Selene) 

Vadasi  a  gueiTa  estrema , 

Sfìdiam  1'  avversa  sorte  ; 

Grata  mi  fia  la  morte 

Sul  campo  dell' onor. 
Una  sol  volta  ancora  i 

Figlia ,  mi  stringi  al  petto  : 

(  abbraccia  Selene  ) 

Serba  di  tanto  affetto 
Dolce  memoria  in  coi* 


Sei.  0  genitore 

Teo<  O  figlia .  . , . 

^Se/.  Così  mi  lasci  ? 

Teo.  ;  Iddio 

Ti  sosterrà  per  me. 

Coro  Esarca ,  all'  armi .... 

TeO*  Addio  !     (a  Selene  e  parte) 

Sei.  Misera!  il  padre  ov'è?  (  quasi  fuori  di  se  > 
Coro       Partì:  degli  avi  il  Dio 

Saprà  vegliar  su  te-  (partono) 

SCEMA  XIL 

Serene  sola. 

Sei*  Placati ,  irato  Cielo  9 

Alla  patria  perdona ,  e  se  pur  chiedi 
Che  paghi  alcun  di  nostre  colpe  il  fio  ? 
Versa  ogni  sdegno  tuo  sul  capo  mio. 
Che  insolito  fragor 

(  si  sente  intorno  strepito  cT  armi  ) 

SCENA  XIII. 

Eufemio  con  la  spada  nuda,  e  detta, 

Euf.  (di  lontano)        Ov5  è  Selene? 
Selene  ov'  è  ? 


55  ^ 

Sei.  Lo  riconosco,  è  dosso,.. 

Fuggiam.  .  .  non  posso .  .  .  il  pie  vacilla  5  e  in 
Irto  il  terrore  mi  solleva  il  crine.  (fronte 

Èuf.  (inscena)  Selene! 

Sei.  Ahi  lassa  ! 

Euf.  Io  ti  raggiungo  alfine  ! 

Sottrarti  a  me  pensavi  5 

Sottrarti  a  me  ?  Fin  dell'  averno  in  grembo 

Ti  avrei  raggiunta. 
Sei.  Ah  !  per  pietà  .... 

Muf*  Mi  segui  ? 

Di  man  non  m'esci.  (afferrandola) 

Sei.  Ah  !  padre  mio  .... 

Euf.  Quel  crudo 

Invan  tu  chiami. 
Sei.  Ah  !  che  di'  tu  ?  qual  sangue 

Tinge  il  tuo  ferro  ? 
Euf.  Noi  cercar. 

Sei.  Il  padre.  .  . - 

Il  padre  mio  ti  chiedo  ! . . .  ; 

SCENA  XIV. 

Teodoto  ferito  fra  le  braccia  di  alcuni  suoi 
soldati,  e  detti. 

Teo.  Figlia ....  ah  !.. .  figlia 

Sei.  Mi  lascia.  .  .  o  ciel  ! *  .  che  vedo  t 

(Sciogliesi  da  Eufemia  e  corre  incontro  al  padre) 


Teo.  Ferito  a  morte  io  son.  .  .  che  almeno  io  spiri 
Nelle  tue  braccia  ! 

(è  portato  iti  mezzo  alla  scena  e  appoggiato  ad  un  sasso) 

SeL   Oh  mio  dolor  ! 

Teo.  Contempla  9 

Barbaro  ,  l'opra  tua.  (adEufemio) 
Euf.  Furente  e  cieco 

Tu  il  mio  ferro  incontravi.  (aTeodoto) 
Teo.  Or  va  ;  mi  lascia. 

Morir  tranquillo  almeno  9 

In  sacra  terra  ,  alia  mia  figlia  in  seno. 
Euf.  Deh  !  non  odiarmi  in  morte  .  .  , 

Deh  !  mi  perdona ...  un  infelice  io  sono  . . , 

Ah!  ti  muovi  a  pietà.  .  .  (  s' inginocchia  a'  suoi  piedi) 

Sei.  Padre  ,  perdono  ! 

(  s' inginocchia  dall'  altra  parte  } 

Teo.       Ch5  io  gli  perdoni  !  Il  Cielo 
Al  suo  pregar  s5  irrita  : 
Torni  alla  fè  tradita  .... 
Pietade  il  Ciel  sdi  avrà. 

Euf.        Pago  sarai  ,  tei  giuro  9 

Per  lei,  su  questa  mano. 

(prendendogli  la  mano) 

Sei.        Perdon  non  chiedi  invano  ; 

Il  Ciel  tuoi  voti  udrà. 
Teo,       D'un  infelice  il  prego 

Ascolta  ,  o  Dio  clemente  ; 

Odi  d5  un  noni  morente 

L'  ultimo  VOtO  ancor  !  (si  sforza  d'alzarsi,  e 
Selene  ed  Eufemio  lo  sorreggono) 


-K  57  tir 
Deh!  tu  perdona  al  misero 
Che  stringo  al  seno  mio.... 

(  abbraccia  Eufemio) 
Venite  ,  O  figli  ,       (gli  abbraccia  entrambi) 

Amatevi  ! 
Vi  unisca  in  cielo  Iddio  l .  . 

(gli  prende  ambi  per  mano 

Sento  mancarmi . .  .  addio .  . . 
Ah  ! .  .  .  m' abbracciate  .... 

(  ricade  sul  sasso ,  ed  Eufemio  e  Selene  lo 
stringono  fra  le  loro  braccia) 

Tutti  Ei  muor  ! 

I  Soldati  9  seguaci  di  Teodoto ,  sì  atteggiano  di  terrore ,  tutti  ri- 
movendo la  vista  dall'  infelice  spettacolo. 

Cala  il  sipario. 


FINE. 


V.  Se  ne  permette  la  stampa. 

Càv.e  GRATAROLA  Revisore 
per  la  Gran  Cancelleria. 


I 


Pa 


Errata. 

22.  Alamir  con  Coro 
di  Emiri  e  detti. 
«  5o  AL  11  noto  suon  ce. 


AL 


Corrige. 
Alamir  e  detti. 


II  noto  suon  ce. 


È  questo 


( 


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